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Sono bravi?

All’inizio la domanda mi veniva posta al femminile singolare, anche nell’accezione che considerava più la bontà che la bravura: “E’ buona?”. Quesito trabocchetto che vuol dire mangia-dorme- non piange troppo? posto ovunque, anche da perfetti sconosciuti.
E io avrei voluto rispondere sempre e a tutti “No, assolutamente”.
Ma come può dire una neomamma che il proprio bambino non è “bravo”?
Sarebbe il più grande autogoal, non si conviene.
E allora talvolta rispondevo “Dipende da cosa vuol dire brava”, altre “Sì”…ma scoppiavo dentro.

Poi la domanda si è raddoppiata.
Una bimba di 20 mesi e un neonato.
Metteteli insieme, con le loro esigenze, il proprio diverso sentire…
Ancora, la questione del secolo: Sono bravi?
Mi chiedi se sono bravi? Chiedimi se sopravvivo!
Ci sono dei momenti nella vita di mamma durante i quali non ti chiedi se i tuoi figli sono bravi, perché non c’è tempo per le domande e arrivare a sera tutti sani e salvi è già un traguardo.

E poi, l’en plein.
Arriva il terzo. In 4 anni.
Sono bravi?

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In alcune situazioni me la sono cavata con “Certo, rispondendo ai loro bisogni sono bravi”per
sentirmi anche ribattere che “Beh per forza, il piccolo è sempre in fascia o al seno, con i grandi condividete il sonno, sono bravi per forza. Ma vedrete…”
(Quale catastrofico futuro ci aspetterà?)
Allora, forse, non va bene rispondere neppure che sono bravi.

Adesso quando mi capita di essere sola con tutti e tre, spesso ascolto commenti del tipo “Tre, che brava…” – e l’aggettivo disturba anche me. Non condivido innanzi tutto perché per alcune cose si fatica molto di più con un figlio che non con tre e poi perché la bravura – ancora di bravura parliamo…- di una donna non si misura dal numero di figli. E all’affermazione segue inesorabile la domanda “Sono bravi?” o “Vanno d’accordo?”. Rispondo che dipende: dal giorno, dall’orario, da quanto devono sfogare, da quanta voglia hanno di ascoltarsi, da chi vuole primeggiare e da chi è disposto a cedere, da quanto sonno hanno, dai programmi, dipende molto anche dalla nostra stanchezza, perché spesso, sono specchi.
E poi possono andare più o meno d’accordo per qualche giorno, poi cambiano le dinamiche… e allora…
Ci sono momenti idiallici (come questo in cui sto scrivendo e loro stanno giocando con 2 coperte e un telo da più di mezz’ora) e altri in cui urlano, si prendono per i capelli, litigano, si minacciano…

Spesso alla domanda rispondo che “sono bambini”, che mi pare la migliore risposta, lontana da catalogazioni e pericolosi giudizi e che rende giustizia alla possibilità di crescere fuori da schemi spesso di dubbia validità.

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