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COMUNICAZIONI DI SERVIZIO

“Riesci a passare tu?”
“Prendo io…”
“C’è il certificato da ritirare dal pediatra…”
“Mi fermo io per la spesa”
“Li porto io a basket”
“Finisco qui e vado”
“Ti ricordi che io oggi non ci sono vero?”
“Puoi occuparti tu di questo?”

Chi fa cosa.
Chi prende chi.
Chi porta, dove.
Incastri, messaggi, acrobazie.

Ci sono giorni, settimane, a volte mesi, in cui la comunicazione di coppia si riduce a pure
comunicazioni di servizio, soprattutto quando ci sono bambini.
Il quotidiano è vissuto così in profondità, che vola via tra le mille cose da fare.
I momenti di ogni giorno diventano tarsie, in cui mille pezzetti apparentemente disgiunti, rendono il
senso solo se li si guarda in modo un po’ staccato.

 

Ti chiedi allora… ma l’Amore… quello un po’ romantico anche, sognatore, leggero a volte, dei mille
progetti, delle tante idee, di quando si parlava di mille altre cose, quando si facevano mille altre
cose.
Un po’, quell’Amore con A maiuscola che era tante cose insieme, ti manca.
Poi ti fermi e vedi che, a ben guardare, in ogni comunicazione di servizio… tutto è scritto
maiuscolo.

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