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Attaccati o incollati?

C’è un po’ di confusione.

Partiamo dall’inizio, dal caro John Bowlby e la sua teoria dell’attaccamento.
Il comportamento di attaccamento si manifesta in una persona che consegue o mantiene vicinanza nei confronti di un’altra persona cioè la figura di attaccamento, ritenuta in grado di affrontare il mondo in modo adeguato.
In soldoni: il bambino esprime un disagio e la mamma, o la figura preposta, che è in grado di farlo, risponde. Nel primo periodo di vita significa per lo più prendere in braccio il proprio bambino quando piange. Anche alimentarlo, ovviamente, ma più spesso quando parliamo di teoria dell’attaccamento ci riferiamo alla “prossimità” fisica del bambino ad un adulto che si prende cura di lui e ne diventa il principale riferimento.

Il “lavoro” di attaccamento che si fa nel primo periodo di vita, è fondamentale, ormai nessuno osa dire il contrario. Dopo 50 anni di esperimenti, studi e ricerche ci mancherebbe altro che qualcuno non fosse d’accordo.
Un buon attaccamento è fondamentale per la sopravvivenza.
Non quella fisica di fatto, ma quella emotiva.
Chiaramente sopravvive comunque, ma da grande il cuore farà più fatica in situazioni di conflitto, nel senso più ampio del termine che si possa immaginare.

Di fatto però un buon attaccamento dovrebbe portare nel tempo ad un distacco graduale che permetta ai bambini di sperimentare altro, tornando sempre alla base sicura quando è necessario e alla base sicura…di alleggerirsi un po’!
E nel tempo, sottolineo nel tempo, non all’inizio, la mamma si dovrebbe un po’ scostare,
perché nella distanza “tra” ci possano essere spazi per respiri reciproci un po’ più ampi.

E avere un buon attaccamento non significa essere incollati.
Perché quando si sta incollati si respira male, non ci si muove.
Quando si è incollati, l’accompagnamento diventa controllo eccessivo (ossessivo) e nessuno sta bene.
Lo spazio vitale è ristretto e non permette esperienze altre, che invece sono necessarie, perché poco a poco ampliano gli orizzonti del bambino che si sperimenta in altro e con altri.

Creare una base sicura significa creare un legame sicuro che non teme le distanze.
Anzi, le valorizza per un star bene che interessa tutti, non solo mamma, papà e bambino.

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