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WO-MUMS AT WORK

Sono sul divano con Sofia. Guardiamo un telefilm, rilettura di una fiaba in chiave moderna; nell’episodio si parla del copiare a scuola.
“Non si deve copiare vero mamma?”
“Sai Sofia, non è il copiare in sé. E’ che chi copia, si perde il viaggio”.
“Cosa vuol dire?”
“Vuol dire che quando copi non vedi quel che ti succede. E, giorno dopo giorno, perdi molto di quello che potresti essere o fare”.
“Ah ok. Quindi meglio se sbaglio piuttosto che copio”.
“Esatto, magari sbagli la strada, ma così impari”.
“Per questa bambina andare a scuola è il suo lavoro, non dovrebbe copiare. (pausa) La festa del lavoro è il 1 maggio e restiamo a casa da scuola… anche tu?”
“Certo, saremo a casa”.
“Come tutti”.
“No, Sofia, ci sono mamme che lavorano anche il 1 maggio, per esempio…”

Sono spesso i dialoghi con i miei bambini che mi portano a riflettere in modo ampio su alcuni temi. In questi giorni, il lavoro delle madri.
In questi anni ho incontrato centinaia di mamme e altrettanti lavori, più o meno tutelati.
Ho incontrato mamme che dal test di gravidanza sono rimaste a casa dal lavoro e donne che hanno partorito poco dopo aver terminato una giornata di lavoro.
Madri profondamente innamorate del proprio lavoro, che hanno fatto anche fatica a staccare per un certo periodo… e altre che non vedevano l’ora di potersene allontanare.
Madri che hanno studiato durante la gravidanza per terminare un percorso che le portasse finalmente al lavoro dei loro sogni.
Madri che dopo aver studiato tanto, il lavoro dei loro sogni l’hanno lasciato, per scelta loro o di altri.
Madri che sarebbero rientrate subito al lavoro, madri che non rientrerebbero mai.
Madri che “siccome lavoro in famiglia/in proprio dopo il parto mi porterò il bambino in ufficio/in negozio”.
Madri che hanno scelto, di qualsiasi scelta si sia trattato, perché non c’erano alternative.
Madri che hanno semplicemente hanno chiesto e facilmente ottenuto.
Madri che si sono reinventate, mettendo in gioco ogni risorsa disponibile.
Madri in stand-by.
Madri che ogni giorno fanno salti mortali per conciliare lavoro e figli. E non è la solita frase fatta.
Mamme che arrivano al lavoro alle 8:30 e hanno già una giornata di lavoro alle spalle.
Madri che iniziano a lavorare la sera dopo una giornata di figli alle spalle.

Ho imparato in questi anni quanto le madri si rapportino al lavoro con prospettiva diversa.
Perché i figli hanno un grande potere.
Ti chiedono di guardarti dentro, di scegliere, di guardare con occhi nuovi quello che succede intorno. Ti insegnano tanto l’autenticità quanto la responsabilità, il coinvolgimento e il distacco. Ti insegnano ad organizzare, incastrare, gestire al meglio.

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E nel tempo, da madre, impari che il tempo investito con i figli, anche se finché ci sei dentro non lo percepisci fino in fondo, è una risorsa. Anche nel lavoro.

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